La responsabilità civile di dog sitter e pensioni per cani

Chi si assume la responsabilità di un animale in assenza del padrone risponde personalmente delle sue condizioni fisiche. Questo il senso della sentenza della Corte di Cassazione (n.27872) su una vicenda che ha coinvolto un veterinario proprietario di una pensione per cani, cui era stato affidato Ettore, un giovane esemplare di boxer, durante le ferie del padrone, che aveva regolarmente chiamato tutti i giorni per informarsi sulle condizioni del suo amico quattrozampe, sentendosi puntualmente dire che tutto andava bene. Peccato che non fosse vero e il povero Ettore, in piena crisi di abbandono, era dimagrito notevolmente fino a rischiare di morire perché aveva smesso di mangiare per nostalgia.

Al ritorno dalle vacanze, Ettore era ormai in fin di vita e il padrone ha chiesto giustizia, per la scarsa cura dedicata al cane affidato con fiducia a una persona che, oltretutto, essendo un veterinario, aveva la professionalità sufficiente a comprendere che lo stato di salute dell’animale non era ottimale.

La condanna per maltrattamenti da parte della Cassazione ha giustamente sanzionato un comportamento inaccettabile che ha causato un danno all’animale, specificando che – anche se la patologia è riconducibile alla sindrome da abbandono – il dog sitter o il responsabile della pensione sono tenuti a curare l’animale e tempestivamente avvisare il proprietario, così da garantire una pronta guarigione all’amico affidato per pochi giorni.

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